Il colore degli occhi di una persona si stabilizza generalmente nei primi anni di vita e rimane costante per la maggior parte della vita adulta. Questo colore è determinato dalla melanina, prodotta dai melanociti all’interno dell’iride. Tuttavia, la tonalità può subire variazioni: in età avanzata, ad esempio, l’atrofia dell’iride e la riduzione della membrana anteriore al cristallino possono rendere gli occhi apparentemente più chiari a causa della diminuita concentrazione di melanina.
Nei neonati, l’occhio inizialmente può apparire blu o grigio per la mancanza di pigmentazione completa; questo colore si definisce stabilmente solo intorno ai due anni di età, quando i melanociti completano il loro sviluppo, reagendo alla luce. Questo processo può continuare, in alcuni casi, fino ai sei anni.
Ad attirare la nostra attenzione in merito al cambiamento del colore degli occhi durante l’arco della vita, è un articolo scritto su geopop.it
Inoltre, l’eterocromia, che colpisce circa l’1% della popolazione, può manifestarsi sin dalla nascita o svilupparsi successivamente a causa di malattie, sindromi o traumi gravi, portando a differenze di colore tra le iridi. Tra le condizioni patologiche che possono alterare il colore degli occhi ci sono la ciclite eterocromica di Fuchs e il glaucoma pigmentario, che possono causare variazioni cromatiche sostanziali se non adeguatamente trattate.
Il caso di David Bowie illustra un cambiamento percettivo del colore dell’occhio causato da un trauma fisico che ha provocato anisocoria, ovvero pupille di dimensioni diverse, creando un effetto ottico di cambio di colore. Questo evidenzia come non solo le condizioni genetiche o patologiche, ma anche gli incidenti possano influenzare la percezione del colore degli occhi.
In sintesi, mentre il colore base degli occhi è generalmente stabile, la tonalità può variare per diversi motivi, sia biologici che accidentali, rendendo il campo dell’oftalmologia ricco di sfide diagnostiche e terapeutiche.
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